Quantcast
Channel: Freddy Nietzsche » Telerama
Viewing all articles
Browse latest Browse all 10

Touch me touch me touch me touch me, I wanna be dirty

$
0
0
Telerama

È stagione di serie da qualche settimana. Negli Stati Uniti ripartono nuove produzioni a ogni periodo di garanzia, quando si conta l’ascolto per poi vendere la pubblicità in ragione di quei dati. E allora tutti a guardare piloti, seconde puntate, tutti speranzosi alla ricerca del nuovo The Wire, del nuovo Dexter, del nuovo Studio 60 o How I Met Your Mother, a seconda dei gusti. In molti mi hanno parlato di Touch, e stasera me ne sono viste due puntate.

Non sono di quelli che pensano che per forza ci vogliano serie pesanti, serie col morto a tutti i costi (il morto è comunque garanzia di sostanza, per ogni morto c’è un cattivo e c’è chi piange, c’è chi cerca di mettere a posto le cose e chi scappa), ma un altro racconto dell’asilo proprio non mi interessa. Touch è di Tim Kring, quello di Heroes. Racconta la storia di un uomo dalla vita un po’ sfasciata (Kiefer Sutherland), alle prese con un figlio autistico e genio, che prevede il futuro attraverso i numeri, va matto per la serie di Fibonacci (serie numerica in cui ciascun numero è composto dalla somma dei due precedenti: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55). C’è anche il negro disadattato eremita e saggio, una figura che avrebbe anche rotto i coglioni. Il bambino, che non parla, indica al padre degli snodi tra le vite di alcune persone che il padre non conosce, e lo spinge a mettere a posto delle cose, intervenire sul presente per far trionfare il bene, salvare vite, ricongiungere rapporti spezzati, dare un senso alle cose che rischiano, se mancano la giusta sliding door, di perdersi nel caos delle variabili. Non c’è un cattivo, non ci sono colpe, non ci sono veri drammi, ma solo un’idea di mondo piccolo, dove tutti sono uniti dalla voglia di vivere, e una serie di incastri. Sembra un disco dei Coldplay, coi farfagliandoli ovunque, nessuna oscurità, niente che faccia venire il dubbio che qualcuno possa essere uno stronzo, morire male, soffrire, sbagliare. Magari Touch avrà anche un successo incredibile, ma ai tempi di 24 Kiefer Sutherland era un’altra cosa, e non si capiva nemmeno troppo bene cosa, ma i cattivi c’erano, mentre l’illusione di un’esistenza stupenda, che prende per la colottola e si rimette in pista no. Si risolvevano problemi giganteschi, si rischiava la vita, si vinceva e si perdeva, così come si vince e si perde nei film, nei romanzi, nelle canzoni e nelle serie fatte bene. Qui no. Qui si è solo straordinariamente pronti a darsi al prossimo, pieni di energia, voglia di correre, precipitarsi al salvataggio della vita, per buttare il cuore oltre l’ostacolo, farcela per un pelo, abbracciarsi sotto la pioggia, tutto è illuminato, e vaffanculo. Sul mio terrazzo sta per fiorire un glicine giapponese Shiro Noda. Non ha mai fiorito, e l’anno scorso l’ho curato al meglio, ma non ho visto nessuno dei lunghi grappoli bianchi per cui è famoso, perché non era il momento, era presto, toccava aspettare un altro anno e vivere nella frustrazione. Il mese scorso ho concimato con lo stallatico, e la vaga puzza di merda ha pervaso un po’ di casa mia per qualche giorno. Oggi ho visto i boccioli spuntare, e sono stato molto molto felice. Una delle due rose invece non ce l’ha fatta, è morta. Mi è dispiaciuto, ma va così nella vita. Le salvie però sono vive e stanno buttando nuove foglie, mentre le due passiflore sembrano potercela fare, anche se hanno preso una bella botta di gelo a febbraio. E insomma se il mio balcone è più vivo e verosimile di Touch, io Touch non lo guardo, guardo il balcone.

PS – Poi i personaggi possono dare anche impressioni sbagliate, credi che siano buoni e sono cattivi, ti fidi e avresti fatto meglio a non fidarti, pensavi che fosse la floribunda a fiorire, invece è la sinensis, porca troia. Tocca aspettare ancora un anno o due.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 10